
La7 : VERTICE DI BERLINO: RISCRIVERE LE REGOLE CONTRO LA CRISI
Il Ministro delle Finanze, il socialdemocratico Peer Steinbrück, nella stampa tedesca alla vigilia del vertice di Berlino.
Alla base della convocazione del vertice, che si è riunito a Berlino domenica su invito del Cancelliere, la crisi nei paesi dell'Europa orientale, come nella zona euro, che comincia a preoccupare la Germania. A l'Est gli Stati baltici, la Romania, sono particolarmente colpiti. L'Ungheria, le cui valute sono state svalutate del 22% nei confronti del dollaro deve ricorrere a prestiti del FMI. La fuga di capitali non può essere esclusa. Si teme anche il fallimento degli stati stessi. La Repubblica federale e gli altri paesi dell'Europa occidentale sono ora direttamente interessati e sarebbero costretti a colmare le lacune in caso di Krach, sottolinea die Welt.
All'interno della zona euro la situazione preoccupa sempre più il Ministro delle Finanze, il socialdemocratico Peer Steinbrück. I paesi con il più basso reddito s'indebitano a un tasso d'interesse sempre maggiore. Atene oggi è ridotta a pagare il doppio degli interessi pagati da Berlino per ottenere dei fondi. I Paesi forti della zona euro dovranno eventualmente aiutare i Paesi minacciati dalla bancarotta. Il ministro ha citato anche esplicitamente l'Irlanda "in gravi difficoltà con i pagamenti", afferma la Frankfurter Allgemeine Zeitung. E' teoricamente possibile che un membro della zona euro fallisca. Un'eventualità mai considerata dal trattato di Maastricht. A differenza del Giappone, Stati Uniti d'America e Inghilterra, non possono stampare moneta per rifinanziarsi né quotare le loro emissioni di titoli di Stato, ha affermato il Frankfurter Rundschau. Il trattato di Maastricht esclude che la Banca centrale europea possa svolgere questo ruolo.
I tedeschi, ispiratori del trattato, volevano garantire che ciascun paese fosse responsabile per i suoi punti deboli e non si riposasse sulla solidarietà dei paesi vicini, come può essere il caso in Germania per i Länder, rispetto alla Federazione. Pensavano che il mercato avrebbe disciplinato gli Stati membri. La crisi mette in luce la fragilità di questo ragionamento e oggi il trattato è difficilmente credibile su questo piano. In quanto nessuno Stato membro della zona euro potrebbe fallire senza compromettere inesorabilmente l'area stessa e la sua moneta. I forti devono dunque vegliare sul prezzo del grano e non è escluso che il contribuente tedesco paghi per la Grecia. Da questo punto di vista un governo politico per l'economia della zona, sarebbe utile per gestire tali problematiche.
Per quanto riguarda i Paesi dell'est, l'80% delle banche sono detenute da istituti occidentali. Un fallimento avrebbe quindi conseguenze immediate nella zona euro. I suoi membri saranno costretti ad offrire il loro appoggio alla Polonia, l'Ungheria o la Repubblica ceca. Ma queste previsioni di catastrofi "non sono credibili che se la crisi dura ancora per molto tempo, sottolinea il capo economista della banca Deka nella Tagesspiegel. Il che non è impossibile." Sono gli scenari che preoccupano particolarmente Berlino. "Puntualmente, per il suo decimo anniversario l'Euro deve affrontare il suo primo test serio. Quali rimedi?" "I paesi della zona non possono svalutare le loro monete per incrementare le esportazioni, come è stato fatto in precedenza. E' la Banca centrale europea che decide la politica monetaria e non i Paesi della sua zona. E la Bce è contraria a qualsiasi politica di ricorso alla stampa inopinata di denaro. La Banca centrale europea, in accordo con le altre istituzioni potrebbero assumere i titoli di debito che gli Stati non possono più quotare a causa della loro fragilità, dice il quotidiano di Berlino. Ma una tale politica potrebbe compromettere il valore del denaro e la fiducia che gli accordano gli investitori. Gli Stati dell'Unione potrebbero invece aprire al prestito fondi comuni, che comportano Paesi forti come la Germania e deboli come la Grecia. Ma Peer Steinbrück ha recentemente dichiarato la sua ostilità a questo tipo di soluzione. Egli non vuole pagare per i debiti degli altri, dice il Tagesspiegel. Ma la Germania, paese esportatore, a sua volta, pagherebbe il prezzo del fallimento dei suoi clienti. E Steinbrück esclude per ora uno sfondamento nella zona euro. Bisognerà pertanto contribuire solo se necessario.
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