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giovedì 13 ottobre 2011

Luca Cefisi - Il Belgio (grazie a Di Rupo) rinuncia a frantumarsi















Elio di Rupo

Si dice che i belgi siano dotati di una peculiare autoironia, di cui è esempio la classica battuta sulla situazione belga che è catastrofica… quindi speriamo che non cambi!
Elio di Rupo, il leader socialista belga, è riuscito però a dare una svolta per il meglio: dopo diciotto mesi di affari correnti, comunque discretamente gestiti dal premier democristiano dimissionario Leterme, il Belgio non solo avrà un governo con pieni poteri, mettendo assieme otto partiti di centro, sinistra e verdi, ma dovrebbe lasciarsi alle spalle il lacerante dibattito istituzionale con lo spettro continuamente agitato della secessione del nord fiammingo.
Il “leghismo” fiammingo ha qualche ragione storica: un’altra battuta belga racconta che una persona che parla due lingue non si dice bilingue, ma fiammingo, una che parla una lingua sola si dice vallone… vuol dire che i fiamminghi hanno vissuto in un paese dove la lingua francese dominava. Il francese è stato del resto il veicolo dell’integrazione della terza grande componente della società belga: l’immigrazione, quella italiana (di cui è figlio anche il leader socialista Di Rupo) e quella recente africana e magrebina, che ha fatto del Belgio un Paese in effetti multietnico e multiculturale, e non soltanto a Bruxelles, che del resto non potrebbe essere la capitale europea se non fosse una città di fatto francofona. Ma sono i fiamminghi abituati al multilinguismo (e più a loro agio con l’inglese!) ad aver portato investimenti e risorse dal mercato mondiale.
Di Rupo ha saputo risolvere la paralisi con coraggio politico e buonsenso: ha saputo opporsi all’arroganza degli autonomisti fiamminghi del partito N-Va e del loro leader, de Wever, semplicemente ricordando che il risultato tanto impressionante del 30% dei voti all’N-Va, anche se sommati con il 12 dell’estrema destra dell’altro partito leghista, il Vlaams Blok, si può leggere anche al contrario, cioè che la maggioranza dei fiamminghi comunque è per il Belgio, e la stragrande maggioranza dei belgi. Di Rupo ha quindi sfidato de Wever, dimostrando che nessuna minoranza può bloccare la maggioranza, ed affermandosi come leader nazionale, non dei soli valloni. Oggi, quindi, la globalizzazione e l’Europa unita, non il regionalismo né le liti sul fisco, sono le grandi sfide che il Belgio ha davanti, se saprà guardare al futuro e non al passato.

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