Un passo verso un assetto politico europeo dopo l'egemonia delle destre.

Non credo che il sentimento comune dei tedeschi e dei francesi sia di sostegno alla politica protezionistica dei propri bilanci, che si e’ dimostrata drammaticamente miope, dei rispettivi governi. L’economia e le societa’ dei paesi che partecipano da mezzo secolo al progetto di integrazione europea sono ormai strettamente connessi tra di loro e nessuno puo’ pensare di cavarsi dai pasticci da solo, magari sulla pelle del vicino. La recessione economica e l’eventuale default dei debiti sovrani, grandi e piccoli che siano, nel ‘’cortile di casa’’, porterebbero rapidamente anche le architetture ritenute piu’ solide sullo stesso crinale. Lo testimonia il crollo degli ordini industriali tedeschi nell’ultimo anno, che sono concentrati per l’80% in Europa, o la facile previsione sul destino del sistema creditizio europeo, nella quale dominano i colossi francesi e tedeschi, in caso di fallimento dei bilanci statali di paesi come la Spagna, l’Italia, il Portogallo. Il debito accumulato da ogni paese dell’Unione ha sostenuto di fatto la crescita complessiva beneficiando i paesi maggiormente esportatori e la fine, con l’introduzione dell’euro, della possibilita’ di ricorrere alle svalutazioni competitive per sostenere artificiosamente la produttivita’, ha permesso un generale consolidamento della struttura industriale, a vantaggio dei paesi con la moneta piu’ forte. Oggi sul piano interno dell’Unione e all’esterno dei mercati mondiali, l’Ue vince sul piano della qualita’ e dell’innovazione e non come un tempo, dei prezzi, scaricandone il costo ormai incomprimibile sui salari e sulle piccole imprese.
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