La globalizzazione vuol dire migrazioni, ma vuol dire anche villaggio globale della comunicazione. In questo villaggio, le campagne elettorali travalicano sempre più spesso i confini, per rivolgersi agli elettori all’estero.
Vale per gli emigrati italiani, vale per gli stranieri in Italia. Si è appena conclusa la campagna elettorale francese, che ha coinvolto migliaia di francesi in Italia (hanno votato in maggioranza per la socialista Daphna Poznanski-Benhamou, francese in Israele, candidata in un collegio elettorale apposito per i francesi all’estero che vivono nel Mediterraneo). In attesa, a novembre, delle elezioni romene, che vedranno il premier socialdemocratico romeno Ponta cercare la riconferma, e di quelle un’altra campagna elettorale globalizzata interessa significativamente l’Italia, quella senegalese.
Il primo luglio, infatti, la comunità senegalese in Italia, oltre 80mila persone, tutt’altro che poche, si recherà ad uno dei 200 seggi elettorali allestiti in tutta la penisola, presso i consolati ed in altre sedi pubbliche allestite per l’occasione. Il partito socialista del Senegal ha promosso una coalizione elettorale, Benno Bok Yakaar, che corre per vincere. è una coalizione ampia, di centrosinistra, che sostiene il nuovo presidente eletto Macky Sall, un esponente del partito democratico senegalese dissidente che ha sfidato e battuto il presidente uscente, il democratico “ufficiale” Wade. Per Ousmane Tanor Dieng, leader del PS senegalese, la scelta della coalizione era necessaria per dare stabilità al presidente eletto e promuovere una politica di sviluppo economico su basi di consenso ampie.
Nelle elezioni del 1 luglio, gli elettori senegalesi possono votare, tra i candidati nella lista di Benno Bok Yakaar, anche per un candidato residente a Treviso, il 43enne Mamadou Lamine Diouf, operaio.
In bocca al lupo, o al leone, che è poi anche veneto, come si sa.
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