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venerdì 28 febbraio 2014

En attendant l'EU


 Il continente è chiaramente alla deriva come tutti i continenti che si rispettano, in espansione accelerata come l'universo che lo contiene, in piena fase di inversione del suo campo magnetico, considerando destra/sinistra come nord/sud.

I più, e oltre, preferiscono ridurre questi eventi straordinari quanto inevitabili a logiche di crisi, rinchiudono il tutto in un tunnel di cui promettono la luce a venire, sempre più lontana, sempre più in fondo, forse lo stesso fondo più profondo dell'inferno in cui Dante ha posto lo scaltro Ulisse, corruttore del corso del caso e della necessità.

I dolori del continente sono quelli di un essere che cresce, di un gigante incatenato e più realisticamente di un centro urbano che cresce espandendo la sua urbanità su quartieri privi delle regole e della cultura che le ha prodotte: è una sfida che mostra la grandezza e la miseria dei grandi eventi che hanno caratterizzato la nostra storia comune.

I già europei che attendono l'EU sono gli italiani in Inghilterra, i tedeschi in Italia, i portoghesi in Belgio e via dicendo che trasmettono ai loro figli la loro identità culturale pur educandoli a fare l'Europa; maggio è vicino e l'evento che aspettiamo, il cambio della guardia alla guida delle politiche comunitarie, è posto sotto il segno del 1° maggio, una coincidenza che non va sprecata.

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