Luca Cefisi |
Nella discussione sul Jobs Act (anche su queste pagine) si invocano spesso i modelli europei. Giusto, in un’Italia che ha il poco invidiabile primato europeo di non possedere praticamente un sistema di assicurazione decente contro la disoccupazione, ma spesso quest’invocazione avviene a sproposito. C’è troppa ideologia: e mi riferisco in primo luogo a chi, con qualche lustro di ritardo, identifica il Jobs Act con un atto modernizzante di Terza Via alla Blair o alla Schroeder. Ma quella di Blair e Schroeder non è la modernità, ma il passato: hanno fatto cose buone, e hanno commesso errori; sono oggi consegnati alla Storia.
Oggi, né Gabriel né Miliband, i loro successori, pensano a difenderne in toto l’eredità, e nemmeno li hanno rinnegati. Parlare oggi della Terza Via, che in Italia venne interpretata, almeno a parole, da Massimo D’Alema allora presidente del consiglio, è un anacronismo. Tra l’altro, paradossalmente, la cosa migliore fatta da Schroeder è stata di non partecipare alla guerra all’Iraq: cioè la cosa peggiore fatta da Blair.
Circa il welfare e il lavoro, l’azione del Premier britannico e del Cancelliere tedesco si inquadrano in un contesto economico globale diverso da quello di oggi, e hanno precise peculiarità nazionali. ...
vedi anche: JOBS ACT AL VIA
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