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martedì 29 dicembre 2009

Predica natalizia del mendicante Tugnin



... appena sceso dal letto, aveva incominciato una predica religiosa su Dio e sul mondo, mescolata però a forti bestemmie. Le sue bestemmie erano molto eccitanti e facevano ridere gli altri ricoverati, però sembravano poco adatte sulla bocca di uno che aveva parlato con Dio. Ma siccome in quel momento passava nel corridoio una dottoressa cardiologa dell'ospedale, il povero Tugnin aveva colto l'occasione per spiegare a lei più precisamente la conversazione avuta con Dio e il motivo delle bestemmie. Dio gli aveva confessato che non gli importava più niente degli uomini, perché in genere erano diventati così coglioni, stupidi, mafiosi, ignoranti, senza fede e poco di buono, gente che non capisce niente ma si dà l'aria di sapere tutto, che lui, Dio, s'era proprio stufato di aver a che fare con bestie così false e presuntuose. Dunque la bestemmia era legittima e anzi era giusto bestemmiare per sfogarsi il nervoso, visto come stava andando il mondo, caduto in mano alla feccia dell'umanità. [...]In sostanza, secondo Tugnin, adesso Dio non proibiva più la bestemmia. Perché si era accorto che quelli che si mostrano più buoni e più educati, quelli che non bestemmiano per come va il mondo, quelli sono di solito i più mafiosi, ignoranti, senza fede e poco di buono. Anzi, diceva Tugnin, Dio ai buoni non ci crede più, e non ci crede più a quelli che mostrano le intenzioni di fare del bene al mondo. Perché questi sono quasi sempre gente che vuole darla da bere agli altri, e vuole solo fare carriera sia in questo che in quell'altro mondo. Qui Tugnin s'è fermato, traballando un po' sulle gambe, ma sorretto dalla dottoressa con aria comprensiva e benevola, e guardandola fissamente negli occhi le ha spiegato la cosa più importante di tutte. Ha detto che Dio aveva abolito tutti i premi e le ricompense per i buoni, perché era stanco di questa gente che vuol fare bella figura e fare carriera anche nell'aldilà. Dunque aveva abolito il paradiso, e adesso uno doveva pensare con la sua testa senza aspettarsi più niente, e senza fare tante finte di bontà. Al posto del paradiso, diceva, come consolazione c'è la bestemmia ...
Gianni Celati, Cinema naturale,
ed. Feltrinelli, 2001, pag. 110-111

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