L’Europa, leggiamo e sentiamo dappertutto, esige dall’Italia misure drastiche. Il mondo, apprendiamo poi, le esige dall’Europa: il segretario del Tesoro Usa Geithner si è rivolto agli europei, ammonendoli di far subito qualcosa. Quello che arriva alla gente, è che se c’è crisi economica, bisogna stringere la cinghia, tagliare, fare sacrifici, ma gli Stati Uniti chiedono all’Europa qualcosa di diverso e di più impegnativo. A Washington non si fanno capaci di come mai la Banca Centrale Europea non faccia quello che farebbe la loro Fed, cioè intervenire sui mercati. Non capiscono perché la Merkel faccia tante storie per salvare la Grecia, come se lasciar crollare un’intera nazione fosse economicamente razionale; non capiscono perché la retorica europea dell’austerità e dei tagli abbia sommerso la speranza e la solidarietà.
Ripensiamo alla Grande Crisi degli anni 30; a Londra, c’era un primo ministro laburista, un figlio di povera gente: si chiamava Ramsay Mac Donald, che si rivolse agli economisti, agli esperti, che dissero tutti (con l’eccezione di un certo John Maynard Keynes) la stessa cosa: tagli, sacrifici, austerità. continua >>
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