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ex-Bulgarian Prime Minister Sergei Stanishev |
Il messaggio del Pse è stato chiaro: se non si cambiano le politiche, l’Europa non uscirà dalla crisi, ma andrà verso una vera e propria recessione. La risoluzione votata dai delegati chiede maggiori investimenti per un nuovo modello economico, e rivendica che le proposte oggi all’ordine del giorno, dalla tassa sulle transazioni finanziarie agli eurobond, solo qualche anno fa erano avanzate soltanto dal presidente del Pse, l’ex-primo ministro socialdemocratico danese, ed economista, Poul Nyrup Rasmussen, oggi purtroppo dimissionario per motivi di salute (il suo testimone, per ora, sarà raccolto dall’ex primo ministro bulgaro Stanischev).
Il socialismo europeo è quindi incamminato sulla via di una dialettica europea con i conservatori. L’anno prossimo inizierà il processo per eleggere dal basso il candidato socialista a presidente della Commissione Europea nel 2014, l’anti-Barroso insomma. Si vuole farlo con primarie in tutti i Paesi europei: i progressisti e i riformisti italiani saranno distratti, o si appassioneranno alla sfida, anche se magari non ci sarà un candidato italiano? Sulla capacità di uscire dalla ristrettezza della visione nazionale si misurerà sempre di più una sinistra italiana che ancora dibatte ossessivamente sulle fumose “terze vie” che dovrebbero aggirare la scelta di una moderna e solida identità socialdemocratica europea (e italiana!).
E’ il caso di citare Stanishev, che proviene da un partito ex-comunista, che a Bruxelles ha spiegato che l’adesione al Pse del suo partito fu un fallimento finché venne vissuta come una tattica diplomatica e un biglietto d’ingresso in un club; è diventata un successo quando è stata una scelta che ha investito davvero l’identità e i valori dei nuovi socialisti bulgari, praticata prima di tutto a casa propria.
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