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foto La Stampa.it |
di Martina Perrone
Da “Roma ladrona” a “Napolitano terùn”: neanche i bergamaschi sopportano più la goliardia di Bossi che sfocia in insulti alla più alta carica dello Stato, nonché al presidente del Consiglio, e all’intera popolazione del Sud Italia. Così, a seguito di una serie di frasi infelici pronunciate dal Senatur in occasione della kermesse leghista ‘Berghem frecc’ di Albino, in provincia di Bergamo, i cittadini di dieci città italiane si sono organizzati per denunciare il leader della Lega per vilipendio al Capo dello Stato e offese alle cariche istituzionali.
CLASS ACTION – La class action è partita proprio dalla culla della Padania: le prime firme raccolte provengono da Verona, che ha poi contagiato Vicenza, Bassano, Bergamo, Brescia, Trento, Milano, Roma, Napoli e Bari. Lunga la lista dei reati per i quali potrebbe essere perseguito Umberto Bossi: sovversione, vilipendio della Repubblica, delle istituzioni, offesa all’Onore e al prestigio del presidente della Repubblica e vilipendio della nazione.
PSI - «Per quanto mi riguarda spero che il flop generale di questo tipo di politica porti con se una modifica dello stile politico e istituzionale al quale ci siamo tristemente abituati nell’ultimo decennio – dichiara Santo Consonni, segretario regionale PSI Lombardia – a cominciare dai Municipi dove il loro vessillo della Lega ha preso il posto del nostro tricolore, dove le immagini di Alberto da Giussano o Bossi con Maroni & Co hanno preso il posto che spetta al Presidente della Repubblica».
PROCURA – La stranezza della situazione è data dal fatto che la Procura competente per i suddetti reati è quella di Bergamo, dato che i presunti illeciti si sarebbero consumati nell’omonima provincia, quindi esattamente nella roccaforte leghista. Parte proprio dalla base il disconoscimento di Bossi, che troppo spesso ha oltrepassato il limite, indispettendo in primis i suoi vicini di casa. «Margine per recuperare immagine, stile, buon senso e buona politica ne abbiamo, iniziando dalla Lombardia e da Bergamo – conclude Consonni – quella stessa Bergamo che ha visto prefetto l’attuale ministra dell’Interno Annamaria Cancellieri». (http://www.avantionline.it)
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