Si dice che la guerra è affare troppo serio per essere lasciata ai generali (è una battuta di Tayllerand). Una variante di questa battuta è che i generali si preparano sempre per la guerra passata, non per quella futura. E forse anche gli ammiragli.
Il nuovo ministro della Difesa, ammiraglio Di Paola, è il primo alto ufficiale della storia repubblicana che sia anche ministro di se stesso; se ci pensate un attimo, in altri tempi sarebbe stata considerata un’enormità: i controllati che diventano controllori! Certo oggi non temiamo più colpi di stato, regimi di colonnelli eccetera, ma comunque il cortocircuito del controllo politico - militare apre problemi e perplessità. Si è visto anche con l’annuncio dei tagli ai costi delle forze armate, che dismetteranno vecchie caserme e taglieranno gli organici.
Tutto bene, all’apparenza: si sa che le forze armate hanno un’ampia componente di personale non operativo che si può snellire, e possiedono aree che servivano nel secolo scorso, ma oggi non più, da lasciare in uso alle città.
Però, coloro che sono addentro alle cose militari hanno subito notato, maligni, che Di Paola non ha nemmeno menzionato la più delicata delle spese militari all’ordine del giorno, quella dei cacciabombardieri F-35B, aerei americani nuovissimi, costosissimi. Soprattutto, a decollo corto, cioè necessari per sostituire i vecchi aerei Harrier delle due portaerei italiane, la Garibaldi e la Cavour: e vai a toccare a un ammiraglio italiano le portaerei, dopo che nell’ultima guerra la Marina italiana prese tutti quegli schiaffi dalla Royal Navy proprio per via delle portaerei. Però gli F-35B sono oggi molto criticati, perché sono un progetto problematico, insomma forse non funzionano bene, di sicuro i prototipi stano subendo continue revisioni, con relativa crescita dei costi, e non è un segreto che al Pentagono siano molto preoccupati.
Gli inglesi, che dovevano comprarli, avrebbero già cambiato idea (ma loro hanno portaerei più grandi, possono scegliere altre versioni che per quelle italiane non vanno bene). Una domanda sorge spontanea: non è ormai assurdo ragionare in termini di forze armate nazionali, mentre un’integrazione militare europea risolverebbe la maggior parte di questi problemi tecnici e logistici? In altre parole, non è che l’ostinazione dell’ammiraglio Di Paola è dovuta all’idea di una impossibile rivincita di Capo Matapan, nella guerra passata ? Forse, ci vorrebbe un politico...
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